La vucciria

La vucciria

Riguardo i mercati ancora non avevo scritto qualcosa se non un breve cenno di gusto più storico artistico che antropologico sul mercato al Capo.

Palermo possiede quattro grandi mercati storici quali: Seralcadio (il Capo), La Vucciria, Ballarò e Lattarini, ma dell’ultimo non si parla quasi mai.

I mercati storici hanno mantenuto l’originaria configurazione ambientale e culturale quale uno scenario di vicoli stretti e tortuosi, intervallati da piccole piazze e cortili, al cui interno al cui interno viene quotidianamente allestita un’architettura effimera fatta di banchi all’aperto per l’esposizione delle merci, tendaggi colorati e ombrelloni, lampadine e immagini devote.

Lo scenario è completato da alcune botteghe artigianali e officine di riparazione e luoghi di ritrovo abituale come le taverne.

Quest’ultime fanno della Vucciria il centro della movida palermitana da diversi anni. Il nome Vucciria deriva appunto dalle voci dei mercanti che "abbanniano" (l'urlare, il gridare tipico dei venditori ambulanti) per vendere la propria merce che fa del mercato un tripudio di colori, rumori e odori caratteristici.

Si dice che nel negozio di spezie presente al n.45 della via argenteria vi sia un coccodrillo imbalsamato recuperato tra le acque del fiume Papireto che bagnava la Palermo di un tempo.

I bambini quando andavano a comperare la carne ne rimanevano estasiati descrivendolo “con due lampadine rosse al posto degli occhi” e si suppone fosse usanza delle drogherie tenere un rettile come un serpente o un coccodrillo imbalsamato in bottega.

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